La giovinetta desta e immacolata,
sotto le mura di marmo incrinate
sopra la dolce seta insudiciata,
affronta le pareti imporporate
di pitture fiamminghe, di memorie
d’arte fra le opere dimenticate
dai tempestosi figli: sacre storie
senza clessidra di inumane virtù,
splendenti nei simboli di pudiche glorie
che il Nemico accarezza a tu per tu.
Ma la giovinetta desta e solitaria
solca ignara lo sguardo di Gesù.
Grava l’abbraccio gentile dell’aria
(nell’andito angusto come vena
sigillata con cura di Immaginaria)
effonde dolci voci in cruda pena,
dove il cammino si arresta infine.
La porta rosa schiusa appena appena
sull’antro delle bambole turchine.
L’afrore del lillà e del ferro in bocca
si versa dalle tenere rovine.
In tondo in tondo la sala trabocca
di ogni piccolo passo dal celeste
di ogni scarpetta che tocca e rintocca
sulle assi molli. Le minute teste
in girotondo toccano le spoglie
di colei che Putredine investe
della catena che nel petto doglie
e freme, freme la fronte inquieta
(che in sonno senno come rosa coglie)
ornata in nembi di lacera seta.
La giovinetta nata in primavera
Ebbe specchio negli occhi di moneta
Bambole
Sette i venti, sette i venti
Euoè! Oh! Euoè!
Taci e dormi e fa un bel sonno
Né domande né perché!
Oggi e ieri oggi e ieri
Euoè! Oh! Euoè!
Né la linfa, né la pace
chiama me né chiama te!
Regina delle Bambole
Questo corpo miserabile
è il più bello del mio reame
Questa nanna dolce giuggiola
la più sola al mio reame
Questo sguardo inenarrabile
di attese infinite e tristi…
Questo gioco incontentabile
di attese infinite e tristi…
Nella casa trabocca l’Arte Nera
in tondo in tondo, il glifo e l’anatema
nel canto si baloccan d’Arte Nera.
E questa giovinetta senza tema,
nata in aprile desto e immacolato,
un passo dona al glifo e l’anatema.
Il viso di candore levigato
freme e freme di bella incontinenza
sul petto di Putredine crepato.
Bambole
Via coi venti, via coi venti
Euoè! Oh! Euoè!
Fuggi e lascia il suo bel sonno
Euoè! Oh! Euoè!
Oggi e ieri! Oggi e ieri!
Hàma! Hàma! Hàma! Hàma!
Né la linfa! Né la morte!
Non ti chiama! Non ti chiama!
Regina delle Bambole
Prenderai la tua strada
Lontano, lontano da me?
Mi lascerai per la tua strada
Rotta e vuota di perché?
Fra i nembi lacerati una presenza
mille occhi schiude. La regina rotta
schiocca il collo in ansiosa violenza.
Bambole
Via coi venti, via coi venti
Euoè! Oh! Euoè!
Fuggi e lascia il suo bel sonno
Euoè! Oh! Euoè!
Oggi e ieri! Oggi e ieri!
Hàma! Hàma! Hàma! Hàma!
Né la linfa! Né la morte!
Non ti chiama! Non ti chiama!
Regina delle Bambole
Sette venti hanno parlato
in parole strane e antiche.
Io non voglio più dormire,
non domani, oggi o ieri.
Questo corpo ha da morire
con i Suoi desideri.
Ringhia ogni occhio da seta corrotta,
stride la bocca di ogni porcellana
nel coro orrendo che la luce lotta.
La giovinetta, la brava umana
ogni inumana supplice abbranca,
delicate e rigide nella sovrana
bocca le caccia. E la zanna stanca
frantuma ciò che carne mai sarà.
La gota sanguina la cena bianca,
slabbrata lacrima per la pietà
della giovinetta brava e infangata
dal presente di oscura libertà.
E la Ribelle desta e immortalata
lascia il silenzio sulle ombre dei passi
sulla crepata salma liberata.
Affronta le pareti di quadri cassi
nel destino dell’Ultima Cena
della Regina che calca l’Oltre
in nuovi passi.