La Preghiera degli Elfi

Fonte Immagine tnounsy

Le ginocchia trovarono la terra
e la terra i sussurri fra le mani
giunte dinnanzi il volto, suso il mento,
gli occhi verdi rivolti al firmamento,
le elici lunghe per spazi lontani.
Il verbo cavalcò lungo la Terra:

Solmär i sumassë
lengë talmo, cilintir
fanampo henfanwassë
hanno nai ylia palantir

oil’ palantirassë
isque tulca nu avanir,
a larëte! I hilussë
hantagar ho aira etsir

te imlë hantagar!
Cùma sin ana ulundo.
Oh, Ilmarin, syuàr

oh calau ara tundo,
oh wingë ettular
a mahtel mane cundo!

Le parole trovarono la volta,
la volta gli elementi della Ruota,
quando si tacque il rumore del mondo,
prima che il volto trovò il suo racconto
nel rintocco dell’ala che si scuote,
che lungo i secoli lo strale ascolta.

Quando la tenebra s’allungò aspersa
e la notte si empì di ferro in schiere,
il canto si levò come uno squillo
e il battito garrì come un vessillo
in vetro argentato, sulle rive nere
che dal Buio mai più saranno terse.