Lei canta, dalla selva dove ha corso
tra fronde in fiore e lame spezzate.
La cacciatrice ha danzato sul morso
d’una ferrea mano, le scoccate
frecce le uniche tracce conficcate
sul silvano sentiero, contro il dorso
di querce mute. Si svena il corso
di un torrente, in vene arrossate,
sì la radura al passo selvaggio,
scevro di calco e suono. La foresta
dischiude le sue spire in un istante,
svelate dal cantare dell’oltraggio
d’un’elfa cacciatrice e le sue gesta:
il corpo spento d’un fauno sanguinante.