Quante volte la rana si è lanciata,
tuffata dalla vecchia sponda nella
vecchia ponda creando e distruggendo
(istante dopo istante)
Tag: poesia
La mia immaginazione trova Sublime come l’Infinito, prima di essere svelato negli Idilli del 1826, abbia dormito per sette degli anni in cui i britannici Keats, Shelley e Byron sparivano dal mondo.
Il blu di mezzanotte si riversa
nel solco lasciato sul petto
del fabbro. L’ultima pipa del giorno
vena la notte di lieve zaffiro,
che pianta qualcosa nel cuore.
Seduti sulla sponda
del lago dalla pelle degli spettri
i sussurri non hanno un corpo: sono
goccia e corrente,
sono roccia gentile
con la sorella del cielo.
Questa pietra trattiene così tante
lacrime. Sono scoperte o sepolte
sono sibili sulla brace spenta
di una pira impossibile.
Dico: Montale ha torto, io lo so
perché temo custodisca la ragione
della storia con sé, della memoria
di ogni verso evocato che forgiò
la terra sotto questi tremanti passi
temendo i cocci nel limo nascosti,
La giovinetta desta e immacolata,
sotto le mura di marmo incrinate
sopra la dolce seta insudiciata,
affronta le pareti imporporate
di pitture fiamminghe, di memorie
d’arte fra le opere dimenticate
Un crisantemo si fa armatura
dorata se alla forgia di mani
capaci, use alla mietitura
della decimazione dei covoni.
I
Re e regina, la madre e il figlio,
emerse vittoriosa dalla morte
del padre, crebbe sì come un Giglio,
come aveva promesso alla sorte
Pensieri bruciano come braci
sul suolo nella fronte
solcato dal vomere in baci
di sangue che rovente si fa fonte,