Nessuno li saluta oltre il muro
di pietra e cenere, eroso e forte.
Quando la vista scavalla quel duro
confine, radicato in cose morte
al mondo, senza ricordi, né materia,
resta un vasto deserto infinito,
dove il vento non soffia sull’esperia.
Sospira verso i volti che, smarriti,
contemplano l’eterno.
Ma sull’elisio dominio, un colle
solingo si solleva da colonne
di dori fregi cinto. Tra le brulle
zolle del dosso, una fiamma insonne
balugina, azzurra e solitaria
contro il grigio notturno della landa
che in un taglio si schiude come l’aria,
e respira sul mondo e sempre manda
i figli verso l’eterno.
Presso la fiamma infeconda s’affolla
la tenebra impotente. Ma tra il nulla
ai piedi del colle, un’anima barcolla,
evanescente inciampa nella culla
dell’Oltre. Ma solleva gli occhi in seno
al santuario della fiamma imperatrice
nel suo inamovibile baleno,
l’inarrivabile luce beatrice
che arde, fredda in eterno.
Menzione d’onore presso il concorso Penna d’Autore 2019